martedì 29 luglio 2014

Il Burkina Faso ha rallentato nel dopo Sankara

“Vogliamo essere gli eredi di tutte le rivoluzioni del mondo e di tutte le lotte di liberazione dei popoli del Terzo Mondo”

Questo era il pensiero di Thomas Sankara. Non l'unico. Grande pensatore, in notevole anticipo con i tempi.
I 4 anni in cui fu Presidente del Burkina Faso non passarono inosservati perché le sue idee innovative e progressiste dettero impulso e sviluppo al suo Paese.
Chi era l'uomo che diceva: “Un popolo che ha fame e sete non sarà mai un popolo libero!”?
Thomas Isidore Noël Sankara, Yako, Alto Volta, 21 dicembre 1949 – Ouagadougou, Burkina Faso, 15 ottobre 1987, è stato un militare e politico burkinabè. Teorico del panafricanismo, fu l'ultimo presidente dell'Alto Volta e il primo del Burkina Faso dal 1983 al 1987. Visto come una figura carismatica e iconica della rivoluzione, era "il Che Guevara africano".
Diceva: “Un Paese di sette milioni di abitanti, più di sei milioni dei quali sono contadini; un tasso di mortalità infantile stimato al 180 per mille e un tasso di analfabetismo del 98%, se definiamo alfabetizzato chi sa leggere, scrivere e parlare una lingua; un’aspettativa di vita media di soli 40 anni; un medico ogni 50.000 abitanti; un tasso di frequenza scolastica del 16%”.
Il suo passaggio storico-politico fu uno dei più significativi in Africa. Nel 1981 Saye Zerbo nomina segretario di stato per l’informazione Thomas Sankara. E’ un giovane Capitano dell’esercito, 32 anni all’epoca. Eroe suo malgrado per essere stato comandante vittorioso in alcune battaglie della guerra che Alto Volta e Mali combatterono, nel 1974, per il controllo di un pezzo di terra di confine, la Striscia di Agocher“Io contesto la necessità politica ed umana di questa guerra”; “Se dobbiamo combattere, facciamolo, coscientemente e per volontà comune, per sopprimere le frontiere tra due popoli uniti da tutto e non per rafforzarle”. Nel maggio 1982 si dimette dall’incarico, in disaccordo con la politica del governo. Fra le cause delle dimissioni: lo scioglimento del principale sindacato del Paese e l’arresto del suo segretario, la sparizione del denaro che la cooperazione olandese aveva versato per la costruzione della diga di Korsimoro e la distribuzione fra i ministri, i funzionari di governo ed i loro parenti di un convoglio di aiuti umanitari desinati alla popolazione.
“Non posso contribuire a servire gli interessi di una minoranza” 
disse in televisione per motivare le sue dimissioni.
Si dimettono con lui dal governo altri due giovani sottufficiali Herni Zongo e Blaise Compaoré, amici di Sankara da lungo tempo. Tutti e tre sono arrestati e chiusi in prigione.
Ma chi sono questi giovani sottufficiali?
Sankara, Zongo e Compaoré sono i leader carismatici di una parte dell’esercito. Esercito piccolo (6000 uomini) ma influente, come abbiamo visto, sulla vita politica del Paese.
Thomas Sankara nasce quando ancora l’Alto Volta è una colonia francese, il 21 dicembre 1949, terzo di dieci fratelli. La madre Marguerite è di stirpe Mossi, il padre Joseph, di etnia Puel, era stato soldato dell’esercito coloniale francese.
“Metà dei bambini nati nel mio stesso anno sono morti entro i primi tre mesi di vita. Io ho avuto la fortuna di sfuggire alla morte e di non cadere vittima di nessuna di quelle malattie che quell’anno fecero più vittime di quanti fossero i nati. Sono stato poi uno dei sedici bambini su cento che hanno potuto andare a scuola, altro enorme colpo di fortuna”
Sankara premeva molto per uno sviluppo culturale del suo Paese.
“Un militare senza formazione politica non è che un potenziale criminale”.Sarà una rivolta dei sottufficiali dell’esercito, la prima ad aver successo nella storia africana, a rovesciare il governo di Saye Zerbo, a liberare Sankara, Zongo e Compaoré ed a nominare Jean Baptiste Ouédraogo, sottufficiale ma anche dottore pediatra, presidente e lo stesso Sankara capo del governo.
Forza di carattere, coraggio, dedizione al lavoro, probità e onestà” dovranno essere le caratteristiche dei suoi ministri, annuncia nel discorso d’insediamento.
“Crediamo che il mondo sia diviso in due classi antagoniste: gli sfruttati e gli sfruttatori”; “Non possiamo esimerci dalla ricerca ad oltranza della giustizia sociale”.
Credeva davvero nel sogno di un Burkina Faso moderno e i suoi discorsi, molto probabilmente, gli costarono la vita.
“Non possiamo essere la classe dirigente ricca di un paese povero”.
Questo esempio di Paese ribelle terminò di esistere il 15 ottobre 1987 quando un colpo di stato (!) vi pose fine assassinando il presidente Sankara. “Sarei felice se fossi stato utile, se fossi stato un pioniere: quello che sembra oggi un sacrificio, domani sarà un normale e semplice comportamento. (...) Ho detto a me stesso che trascorrerò la vecchiaia in qualche libreria a leggere, sempre che prima, visto che abbiamo molti nemici, non abbia incontrato una fine violenta. Una volta accettata questa realtà, è solo questione di tempo”.
Da non sottovalutare “Imperialismo, un sistema di sfruttamento che non si presenta solo nella forma brutale di coloro che con dei cannoni vengono ad occupare un territorio, ma più spesso si manifesta in forme più sottili, un prestito, un aiuto alimentare, un ricatto. Noi stiamo combattendo il sistema che consente ad un pugno di uomini sulla terra di dirigere tutta l’umanità.”

In puntata Burkina Faso...

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